Ma è vero che Google mangia a sbafo degli editori?

Lo sbafare, leggo sulla Treccani, è usato quasi esclusivamente nella locuzione avverbiale a sbafo che significa senza pagare, a spese altrui. Lo sbafatore invece è chi solitamente mangia asbafo. Lo scroccone, in pratica. A Milano diciamo anche “quel che magna a ufa” (che deriva dall’acronimo A.U.F.A., ovvero Ad Usum Fabricae Ambrosianae, sigla che si usava apporre ai materiali destinati alla Fabbrica del Duomo, quindi esenti dai dazi).

Da uno studio pubblicato dalla americana News Media Alliance annunciato, raccontato e commentato dal NYT, si evince che Google ha intascato la bellezzadi 4,7 miliardi di dollari nel 2018 sfruttando i contenuti degli editori definiti, in questo caso, come l’industria della notizia.

È una disputa che va avanti da anni e che vede contrapposti gli editori da una parte che accusano Google di sfruttare i loro contenuti e dall’altra parte i cortigiani di Google che la difendono: senza Google gli editori non esisterebbero nemmeno e nessuno andrebbe a leggere le loro notizie.

Joshua Benton su Nieman Lab definisce 4,7 miliardi un numero irreale e immaginario. Come si può credere ad una cosa del genere? E il suo articolo è denso di riferimenti e argomenti per smontare il calcolo fatto dall’alleanza degli editori.

Più equilibrato e freddo invece l’articolo di Melynda Fuller su MAD London di Media Post.

Segnamoci tutto, perché può diventare utile in un prossimo futuro.

Intanto guardiamoci questo bel video di CNN: “Google and Facebook are great at selling ads. It’s terrible for journalism” dove si spiega perché il duopolio di Google e Facebook dominante nella vendita di pubblicità online, sia devastante per il giornalismo.


Immagine Cover: Alberto_Sordi_-scena_degli_spaghetti-_Un_americano_a_Roma Wikimedia


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