È interessante leggere le affermazioni fatte da Vito Crimi, sottosegretario con delega all’editoria durante l’evento romano “(In) Formare in digitale – Verso una relazione costruttiva per l’editoria”, convegno che tira le somme sui primi due anni dell’accordo siglato nel 2016 tra Fieg e Google.
Crimi afferma che con l’avvento della rete si stia superando il concetto che un “giornalista” debba per forza di cose essere “individuato” dall’ODG.
Molto cauto e attento alle parole da usare, Crimi dice cose che si sanno da decenni, da quando il 30 aprile 1993 il CERN decise di mettere il web a disposizione di tutti.
Grazie al web, venne data a chiunque la possibilità tecnica di pubblicare contenuti raggiungendo un pubblico mondiale, cosa concessa, fino ad allora, solo all’industria dei media.
Industria che doveva comunque fare i conti con le limitazioni tecnologiche che stampa, radio e tv imponevano e impongono tuttora, e che le permettono di raggiungere solo circoscritte aree territoriali e non l’intero globo terrestre come permette invece di fare istantaneamente il web .
Ad onor del vero, in conclusione, in crisi non è solo la professione del “giornalista” ma l’intera filiera dell’ “editoria”.
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