Su LinkedIn ho postato una discussione “Come dimostrare di non aver capito ancora che il settore è in piena crisi.” dopo aver letto un articolo su vice.com/it (Come far fallire un gruppo editoriale e mandare per strada centinaia di giornalisti).
La discussione si è fatta animata. Di seguito un mio commento odierno:
Riprendo le fila del discorso perché proprio la scorsa settimana ho letto una notizia che ha a che fare con l’argomento trattato in questa discussione: la free press e il suo stato di salute.
La fonte è primaonline.it: “Mario Farina, amministratore di New Media Enterprise, annuncia l’acquisto della testata Metro per l’Italia”
Il testo dell’articolo è asciutto e asettico a differenza di quello scritto da Mattia Salvia su vice,com/it che racconta invece una storia di cronaca giudiziaria con gli occhi della narrativa che si conclude pateticamente:
<<Ho ascoltato le testimonianze di molte persone che hanno lavorato a E Polis, e in tutte ho trovato sì tanta rabbia––rabbia per com’è andata a finire––ma anche tanta nostalgia. Si sente che ci credevano, che erano convinti di star facendo qualcosa di bello. Stavano facendo il giornale che gli piaceva, e per quel motivo hanno fatto grossi sacrifici.
“Siamo grati alla magistratura per questi arresti,” mi ha detto Marco commentando la notizia dell’arresto di Rigotti, Cipollini e Greco. Non chiedono di riavere indietro il tempo che hanno speso o i sacrifici che hanno fatto. Chiedono che venga fatta giustizia nei confronti di chi li ha resi vani.>>Questa la conclusione della storia di ePolis raccontata su vice.com.
La storia dei fratelli Farina invece la potete leggere in questo articolo:
http://www.lettera43.it/economia/media/19471/il-signore-della-free-press.htm
è del 2011 ma vale la pena di leggerlo comunque.Due stili diversi di raccontare le cose. O forse, qualcuno dirà che si tratta di due casi diversi. In ePolis abbiamo degli editori che non riescono a pagare gli stampatori e si comprano il “Porsche Cayman” (“comprano” in grassetto, mi raccomando), in Metro abbiamo uno stampatore che si compra un giornale perché vuole bene ai giornalisti!
Mattia direbbe: vuole che continuino a “crederci”!Alla fine, i giornalisti che leggono l’articolo di Mattia si arrabbiano nel sapere che 4 malviventi, editori da strapazzo, hanno deluso le aspettative di uno stuolo di giovani giornalisti che “ci credevano” e ancora ci credono!
Senza neanche chiedersi da dove arrivassero i soldi!
E senza peritarsi del perché non arrivano più. È solo una storia di ladri. I solidi editori maldestri che rubano allo stato e scappano in Porsche.In Italia come nel RESTO DEL MONDO, non c’è un editore che abbia i bilanci in positivo. http://www.datamediahub.it/2014/06/23/crollo-bilanci-giornali-in-5-anni/
E anche quelli che non sono editori tradizionali ma fanno solo l’online sono in “pura perdita”
http://www.datamediahub.it/2014/06/24/pure-players-in-pura-perdita/.Siccome la gente avrà anche smesso di pagare la notizia, ma le aziende non hanno smesso di fare la pubblicità, dove vanno a finire tutti quei soldi?
Se non li prendono gli editori e non li prendono neanche quelli che fanno solo l’online, chi prende i soldi che le aziende investono in pubblicità?Cercare di trovare una risposta a queste domande sarebbe stato più opportuno per vice.com/it visto che si definisce “la guida definitiva all’informazione illuminante”.
Tra l’altro anche lui nato dalla free press.
Ma a vice.com/it interessa solo la cronaca e la narrativa: “fare cose stupide in modo intelligente e cose intelligenti in modo stupido”.
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