L’origine di tale domanda è frutto di alcune considerazioni ironiche e provocatorie che ho scritto dopo aver letto la notizia postata da Vincenzo Palladino nel gruppo Iscritti all’ODG in cui annuncia la “Importante novità dal Parlamento: per chi esercita abusivamente la professione di giornalista è in arrivo una maggiore sanzione penale, carcere compreso.” Si arriva anche ad affermare il sequestro delle attrezzature.
Quali per uno che scrive? Immagino il Pc, il tablet e lo smartphone, per alcuni la biro e la carta, il telefono, e forse … perché no? … il cervello.
Ho postato quindi domanda in diversi gruppi su LinkedIn:
- nel gruppo degli iscritti all’ODG come commento alla notizia data da Vincenzo Palladino,
- poi nel gruppo Editoria Italiana e
- nel gruppo Editoria Online.
Dei tre gruppi solo quello di Editoria Italiana ha risposto e commentato con fervore!
Grazie a tutti per i contributi e i commenti!
Abbiamo prodotto più di 63.000 battute (una media di 900 a testa) che al costo di 30 euro a cartella avrebbero potuto farci guadagnare 900 euro circa da dividersi tra noi a patto di trovare un editore onesto disposto a pagare il giusto.
Invece questa nostra produzione di “contenuti” va a favore di LinkedIn.
Non so quanto paghino una cartella gli editori di libri!
Forse fare l’autore di libri è ancora peggio!
Può sempre consolarsi dicendo che lui si, lui scrive meglio di un giornalista! Lui sa cos’è la grammatica.
In italia ci sono più scrittori di libri che lettori e più edicole (35.000) di quante copie stampi una rivista specializzata.
In Italia, lo ripeto, non c’è un editore che abbia i bilanci in positivo, (leggete qui) e quelli che pubblicano solo on-line (i pure players come li chiama datamediahub.it) sono anche loro in perdita.
Intanto Google & Co. hanno pagato il 25% di tasse in meno in otto anni http://roger.lt/1ufINyI
Consoliamoci nell’apprendere che Giovanni Floris guadagnerà 4 milioni di euro nei prossimi 3 anni.
Alla faccia dei corsi di aggiornamento e della minaccia che gli sequestrino le attrezzature e gli strumenti.
Devo correggere il tiro con Paolo Bianco a cui avevo consigliato di suggerire a suo figlio di non intraprendere la carriera del pubblicista!
Fare il giornalista non è sempre meglio che lavorare come ha scritto Michele Brambilla, ormai è diventato un mestiere come quello delle rock star e degli autori di libri, “uno su cento ce la fa”. In USA e UK i giornalsti sono dei “brand” e vengono venduti come dei “brand”!
Guardatevi queste slide The Future of Newspapers from Dominique DELPORT danno della speranza! C’è la luce in fondo al tunnel!
Quelli che scrivono bene (meglio evitare la parola giornalisti per non fare equivoci) nei paesi anglofoni hanno molti follower, generano traffico, “performano”.
Forbes paga i suoi in base al traffico che generano e chiede agli imprenditori (se vogliono scrivere sui suoi mezzi) di pagare. Là i pay wall funzionano, c’è anche la native advertising! Usano le piattaforme SSP per erogare la pubblicità on demand alle aste fatte in real time!
Noi qui stiamo a discutere su chi debba scrivere o meno.
Il mercato decide, non l’ODG.
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