“Se un’industria, costruita sul fondamento del raccontare la verità, non riesce a farlo per se stessa, vuol dire che ci sono davvero dei problemi.”
Inizia così l‘articolo di David Boardman su pointer.org.
David ha partecipato alla scorsa edizione del Congresso Mondiale dei Giornali Quotidiani tenutasi a Torino, dove erano presenti i grossi nomi del giornalismo italiano e i direttori o gli amministratori delegati dei più noti quotidiani nazionali, insieme a molti altri colleghi provenienti da più parti del globo.
Avevo già notato, nei giorni dell’evento (occorso lo scorso giugno) che gli interventi messi in primo piano sul loro sito (ma ora assenti) erano di scarso interesse e tutti tesi a dipingere un quadretto tutto rose e fiori dello scenario internazionale dell’industria della notizia.
Ben vengano quindi le sue critiche, accurate, meticolose e anche ironiche che fanno le pulci ad una serie di affermazioni di Caroline Little presidente dell’associazione americana degli editori di giornali NAA, che ha illustrato nel suo intervento al convegno, una situazione “idilliaca” della stampa americana a editori, redattori ed educatori presenti in sala.
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